Ordinamento delle Aziende territoriali per l’edilizia residenziale, nonché modifiche alla legge regionale 1/2016 in materia di edilizia residenziale pubblica.

NOTA CONGIUNTA delle Caritas diocesane di Concordia – Pordenone, Gorizia, Trieste, Udine

AUDIZIONE ATER DISEGNO DI LEGGE N. 56

Rilevato che il Disegno di Legge in oggetto riguarda in particolare aspetti di governance e aspetti organizzativi del sistema delle Ater presenti in Regione.

Auspicando che tali previsioni consentano una gestione più efficace delle risorse abitative pubbliche e garantiscano quindi una risposta più efficace alle persone in difficoltà abitativa che vivono sul nostro territorio.

Dichiarando fin d’ora l’impegno a monitorare, per quanto di competenza e attraverso i propri servizi di prossimità (che intercettano numerose persone senza dimora e in difficoltà abitativa), che la proposta di riorganizzazione in oggetto abbia delle effettive ricadute positive per le persone che abbisognano di accedere agli alloggi di edilizia pubblica.

Le Caritas diocesane di Concordia-Pordenone, Gorizia, Trieste, Udine, OSSERVANO CHE

Accanto alle questioni organizzative e di governance è quanto mai necessario affrontare anche le criticità sostanziali che impattano sul sistema delle Ater in termini di risorse abitative, di selezione degli aventi diritto, di gestione del periodo di permanenza degli stessi e di turnover.

Le quattro Caritas ritengono infatti che a fronte di una povertà maggiormente incidente e più intensa che in passato, così come di fronte ai cambiamenti sociali che stanno impattando sulla popolazione della nostra regione, sia ormai necessario intervenire in modo sostanziale sull’assetto del sistema dell’edilizia residenziale pubblica, al fine di renderlo più rispondente alle nuove problematiche e ai nuovi bisogni.

La crisi economica, che ha generato un mercato del lavoro sempre più escludente; la crisi della famiglia, laddove separazioni e divorzi possono diventare fattori importanti di impoverimento e possono generare difficoltà abitative anche molto serie; la maggiore incidenza di una povertà più diffusa e più intensa, che riguarda sia persone singole che famiglie con figli, sono solo alcuni degli elementi che vanno considerati per riformare il sistema regionale delle Ater.

Dalle ricerche e dagli studi realizzati attraverso gli Osservatori diocesani delle Povertà e delle Risorse, emerge che i problemi abitativi sono molto diffusi. Il 41,1% delle 3.218 persone che si sono rivolte ai Centri di Ascolto diocesani Caritas durante l’anno 2017, pari a 1.323 persone, riferiva di avere problematiche abitative, che comprendevano la mancanza assoluta di un’abitazione, il rischio di sfratto, la difficoltà nel sostenere le spese dell’alloggio (affitto, utenze ecc.), l’indisponibilità di un alloggio di dimensioni adeguate al numero dei componenti del nucleo familiare ecc.

Come già recentemente evidenziato (Audizione DGR n.600 del 12 aprile 2019) “Insieme al Lavoro e al Reddito, la Casa rappresenta uno dei pilatri fondamentali per una condizione di vita dignitosa e stabile. Garantire alle persone che vivono sul territorio regionale la disponibilità di un alloggio diventa quindi un obiettivo fondamentale per Politiche sociali di carattere inclusivo. Le persone con redditi bassi o modesti non sempre riescono ad avere accesso al libero mercato degli alloggi e, nel caso delle famiglie, non sempre riescono a garantirsi un alloggio adatto alle esigenze del nucleo. Va inoltre considerata la fascia delle persone che vivono in disagio economico o in povertà, una condizione che, se protratta, può determinare delle ripercussioni negative anche sulla sfera abitativa. La difficoltà di pagare l’affitto o il mutuo, unita alla difficoltà di sostenere le spese per le utenze e per la gestione dell’alloggio, possono determinare una grave instabilità. Si tratta del rischio di incorrere in procedure di sfratto o di pignoramento, ma anche del rischio di perdere l’alloggio. Gli alloggi di edilizia sovvenzionata gestiti dalle Ater territoriali diventano quindi fondamentali per dare risposte alloggiative congrue alle persone con redditi contenuti e alle persone che vivono in condizione di difficoltà socio-economica.”

Si propone pertanto di considerare i seguenti temi, che meritano un approfondimento e una concertazione territoriale di livello locale, oltre che una sintesi di carattere regionale, essendo la nostra Regione composta da ambiti territoriali e sociali peculiari, che richiedono considerazioni e politiche specifiche:

  • Le graduatorie inevase che sono un dato molto significativo in relazione al bacino dei possibili aventi diritto, cioè delle persone e delle famiglie che in base alle loro caratteristiche socio-economiche avrebbero necessità e diritto di accedere ad un alloggio pubblico. Un tema da affrontare diventa quindi il numero insufficiente di alloggi disponibili, sia in relazione agli attuali criteri di accesso, che, soprattutto, in relazione alle regole di permanenza negli alloggi stessi. Un maggiore turnover permetterebbe infatti di rispondere alle esigenze di nuovi nuclei. Le caratteristiche socio-economiche delle persone che richiedono l’accesso ad un alloggio Ater sono molto differenziate e l’intensità del disagio, unita alla numerosità del nucleo familiare, emergono e vengono valorizzate attraverso il sistema dei punteggi. Il paradosso è che rimangono escluse dall’accesso agli alloggi Ater persone e famiglie in situazione di difficoltà, anche molto pronunciata, mentre rimangono all’interno del sistema persone e famiglie che hanno raggiunto un livello di reddito e di autonomia socio-economica tale da poter affrontare una ricerca abitativa sul libero mercato.
  • Dalle ricerche realizzate dalle Caritas sul tema degli strumenti di sostegno al reddito (MIA regionale, SIA, REI, REI FVG, ora Reddito di cittadinanza), emerge in modo chiaro che l’efficacia di tali contributi economici, che vengono erogati a persone in situazione di povertà e forte disagio, aumenta laddove i beneficiari vivono in un alloggio Ater (con basso affitto). In questi casi il contributo non si esaurisce nel pagamento dell’affitto e può quindi venire utilizzato come sostegno alle spese della quotidianità. L’efficacia del contributo cala invece quando i beneficiari devono provvedere al pagamento di un affitto da libero mercato. Si apre quindi il tema dell’utilizzo coordinato delle Misure e degli strumenti destinati alle persone in difficoltà socio-economica, fra i quali va considerato anche l’accesso agli alloggi di edilizia sovvenzionata.

Inviamo queste osservazioni e queste riflessioni sperando di dare un contributo costruttivo alla discussione in oggetto.

I Direttori delle Caritas diocesane di Concordia-Pordenone, Gorizia, Trieste e Udine

 

Trieste, lì 26 luglio 2019

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