A Kuitasi un progetto per le famiglie

Si è parlato molto nelle ultime settimane di Georgia, allo stato del Caucaso meridionale è stato infatti concesso lo status di candidato all’Unione europea. È dunque iniziato il cammino di avvicinamento all’Ue che richiede l’implementazione progressiva di riforme istituzionali e sociali.
La situazione nel Paese – soprattutto dopo la pandemia – non è delle più semplici e la Caritas diocesana di Udine è intervenuta, nel 2022 e nel 2023, per rinforzare il tessuto sociale nella città di Kutaisi con il progetto Programma multidisciplinare di supporto alla genitorialità negli scenari post-pandemici, iniziativa realizzata con il contributo dei fondi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica (vai a questo link per saperne di più).

 

Dove e perché siamo intervenuti

Volendo sostenere la crescita e lo sviluppo di bambini e bambine, dunque della società nel suo complesso, il campo di intervento individuato per il progetto è stato la famiglia, con particolare attenzione al rapporto genitori-figli. In Georgia infatti quest’ultima relazione, tanto importante quanto delicata, è troppo spesso – soprattutto nelle famiglie più vulnerabili – messa in secondo piano per questioni di necessità (povertà), con una ricaduta negativa su tutti. La Caritas di Udine ha dunque scelto come partner locale la Caritas Georgia, interlocutore riconosciuto da parte delle istituzioni locali e particolarmente preparato sul fronte dei diritti dei minori.
Il progetto nasce e si implementa nell’area educativa del Centro Giovanile (Day Care Centre) di Caritas Georgia a Kutaisi. I genitori avevano in particolare dato segni di stanchezza fisica e psicologica, e di conseguenza, di una difficile ripresa dopo la pandemia. Kutaisi è poi una città che si trova tuttora in una precarica situazione economica: da ex città industriale del periodo comunista, non ha mai completamente visto riprendersi la sua industria. Negli ultimi anni si era gradualmente sviluppato il settore del turismo, tanto che molte persone avevano deciso di investire in tale ambito, anche richiedendo prestiti alle banche. Tuttavia la pandemia ha paralizzato per due anni il settore.

 

L’idea progettuale
In questo contesto si è dunque deciso di offrire alle famiglie un aiuto psicologico volto a dare e consigli su come intervenire nei processi educativi dei figli, i quali, a loro volta, avevano subito un isolamento dalla scuola e alcuni erano stati costretti a vivere dai nonni in campagna senza l’opportunità e gli strumenti per seguire le lezioni on-line.

Non solo. Con il progetto si è cercato pure di dare una risposta concreta in ambito formativo e professionale, consentendo ai genitori di imparare arti e mestieri con potenzialità di reinserimento nel tessuto lavorativo e di avviare un impiego da casa propria o come dipendenti. La scelta dei percorsi proposti è maturata nell’ambito di un’analisi socio-economica del territorio. Sono quindi stati individuati come produttivi i corsi di cucina, sartoria, ceramica e falegnameria.

 

Attività realizzate

Realizzati da una psicologa col supporto di un’assistente sociale sono stati proposti dei training specifici sulla genitorialità e su temi inerenti l’educazione dei figli, sia in incontri individuali che di gruppo. Si è fatto ricorso anche a strumenti meno consueti come l’arteterapia. Sono inoltre state organizzate mensilmente anche attività congiunte tra genitori e figli.

Come detto, si è puntato anche alla formazione professionale dei genitori. Chi ha frequentato i corsi di cucina ha trovato impiego stagionale, anche grazie alla ripresa del turismo. Alcuni genitori che hanno seguito il corso di sartoria hanno avviato un’attività da casa. Chi si è cimentato nel corso di ceramica ha iniziato a produrre piatti decorati e bigiotteria, tutti prodotti che sono stati venduti nei negozi di artigianato locale. Infine, tra le persone che hanno frequentato il corso di falegnameria c’è chi ha comprato macchinari di seconda mano per avviare, anche in questo caso, un’attività in proprio.

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