Al via «Strongher togheter» il progetto di Caritas Udine negli slum di Khulna, in Bangladesh

Il mese di febbraio ha portato con sé, per il Centro Caritas della diocesi di Udine, l’avvio di un nuovo importante progetto di cooperazione internazionale in Bangladesh.

Perché il Bangladesh?

Nel 2023 – in occasione del 50° anniversario di Caritas italiana – numerose delegazioni regionali Caritas hanno dato vita a un gemellaggio con una Caritas nazionale nel mondo. In questo contesto la Delegazione del Nordest ha avviato un gemellaggio con Caritas Bangladesh. Ora questo legame si fa più articolato, consentendo una cooperazione ben più concreta: il Centro Caritas di Udine è, infatti, capofila di Stronger together. Rafforzare la capacità e la resilienza nelle baraccopoli di Khulna, progetto che beneficia di un finanziamento da parte della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia attraverso la legge 19/2000 sulla cooperazione internazionale. Partner dell’iniziativa sono la fondazione «Buon Samaritano Casa Madonna Pellegrina» di Pordenone e, appunto, Caritas Bangladesh. Il progetto è stato ideato dopo una missione in Bangladesh, un anno fa, e un attento ascolto delle esigenze delle comunità interessate.

Un momento di incontro tra la delegazione di Caritas Nordest e la comunità locale

Gli obiettivi del progetto

«Obiettivo del progetto – spiega Stefano Comand che ha partecipato alla prima missione in Bangladesh – è migliorare, nell’area di Khulna, le condizioni di vita dei residenti, migranti climatici e vulnerabili, di quattro slum, ovvero concentrazioni densamente popolate, segnate da povertà estrema, dove le persone vivono in abitazioni precarie, spesso senza alcun tipo di servizio. Si tratta di una regione in cui è presente in maniera marcata la questione dei rifugiati ambientali e della crisi climatica».

Si punta a coinvolgere direttamente circa 780 famiglie con azioni di cui beneficeranno, in maniera indiretta, 3400 persone. Ma come si agirà dunque? «Innanzitutto – spiega Comand – con incontri in ogni baraccopoli per rendere le persone maggiormente consapevoli in tema di diritti umani, dell’infanzia, ma anche rispetto ai programmi governativi esistenti in ambito di protezione sociale. Attraverso questi incontri si intende inoltre favorire una più diretta partecipazione della cittadinanza alla vita della comunità, anche in un dialogo con le istituzioni».

Gli slum di Khulna

Ci saranno poi delle azioni formative: sul ciclo di gestione dei rifiuti, ma anche per lo sviluppo di competenze sulle attività generatrici di reddito che siano sostenibili e adattive rispetto ai cambiamenti climatici. E ancora, formazione e supporto per un’agricoltura sostenibile in fattoria per garantire il fabbisogno nutrizionale a livello familiare e al contempo un reddito aggiuntivo. Non mancheranno poi interventi in ambito sanitario e per l’acquisto e distribuzione di serbatoi per la conservazione dell’acqua. Tra le altre numerose attività ci sarà anche l’organizzazione di giornate dedicate alla piantumazione degli alberi.

Un momento storico di transizione e trasformazione

Il Paese – che conta 170 milioni di abitanti – vive, per altro, un passaggio storico di transizione e trasformazione (qui puoi leggere un dossier Ispi). Nell’estate del 2024 Il Bangladesh è stato, infatti, attraversato da un’ondata di proteste studentesche che ha travolto il governo autoritario della Lega Awami, costringendo la premier Sheikh Hasina a riparare all’estero. Dopo il timore che il vuoto di potere potesse essere colmato dalle forze armate, la guida del Governo ad interim – secondo la richiesta degli studenti – è stata affidata a Muhammad Yunus, il “padre del microcredito”, premio Nobel per la Pace del 2006. Significative le aspettative per il futuro, ma fragilissimi gli equilibri in un contesto geopolitico globale in trasformazione.

La situazione economica del Paese

Nonostante i livelli altissimi di povertà e la dipendenza dalle rimesse degli oltre dieci milioni di bangladesi che vivono e lavorano all’estero (basti pensare che in Friuli Venezia Giulia è tra le nazionalità più presenti sul territorio), a mezzo secolo dall’indipendenza, la Banca mondiale ha descritto il Paese come «una storia stimolante di crescita e sviluppo»: l’aspettativa di vita è passata da 46 a 72 anni, la mortalità infantile è calata di quasi il 90%, e il Pil pro-capite ha superato quello di Pakistan e India. Nonostante i bassi salari e le precarie condizioni di lavoro, il settore tessile ha anche contribuito alla riduzione del tasso di povertà più estrema e ha favorito la partecipazione femminile al mercato del lavoro. A metà del 2022 – dopo la pandemia e l’aggressione russa dell’Ucraina – questa tendenza è però entrata in crisi.

Le sfide per il futuro

Yunus ha promesso che nuove elezioni saranno indette al più tardi nella prima metà del 2026, ma il premio Nobel pensa che prima di tornare alle urne sia fondamentale realizzare riforme della giustizia, dell’amministrazione pubblica, del sistema elettorale e degli apparati della sicurezza. L’intenzione è quella di costruire l’architettura istituzionale del “nuovo Bangladesh” necessaria per scongiurare il ritorno dell’autoritarismo. Intanto con l’obiettivo di superare le tradizionali divisioni ideologiche della politica di Dhaka (polarizzata tra Lega Awami e il Bangladesh nationalist party), alcuni dei volti più noti delle proteste dell’estate 2024 hanno già annunciato la formazione di una forza politica animata dalla “generazione Z”. A fare da cornice a questa stagione di cambiamenti, attese e sfide c’è anche la situazione geopolitica in trasformazione, con gli Stati Uniti che guardano all’Indo-Pacifico per contenere le ambizioni della Cina nella regione, e dunque i paesi affacciati sull’oceano Indiano, come il Bangladesh, stanno conquistando un peso crescente.

Segui le attività della Caritas diocesana di Udine sui social

Facebookrssyoutube

Condividi questo articolo

Facebookmail