Missione nel quotidiano

Il costante tema ecclesiale dell’evangelizzazione ha sempre bisogno di alcuni riferimenti chiari per rispondere al mandato affidatoci da Gesù Cristo.

Il primo riguarda i contenuti. Evangelizzare è proporre l’incontro con la persona di Gesù, il suo modo di vivere e annunciare la imminenza del Regno, anche con la presenza liberante, fraterna, silenziosa e discreta accanto agli ultimi. Evangelizzare ha a che fare con la carità, con uno stile di vita in cui si testimonia una Buona Notizia che dà senso ai piccoli e ai grandi gesti ed eventi della vita. Non è casuale che la vita da cristiani sia stata e sia tuttora vissuta da persone semplici che non hanno neppure gli strumenti catechistici per elaborare una teologia sistematica.

La teologia di molta gente è quella vissuta, nella fede semplice e concreta, in famiglia e nella educazione dei figli, nell’ambiente di lavoro, nei luoghi sociali frequentati abitualmente, nella gestione dell’economia e nell’impegno sociale e comunitario. Ce lo ricorda di nuovo papa Francesco nella illuminata esortazione apostolica “Gaudete et exultate”. Gesù evangelizza ancora il suo popolo in quelle relazioni quotidiane che costituiscono la maggior parte della nostra vita.

Il secondo riferimento è quello dei luoghi. Mentre abbiamo sempre sottolineato come luoghi specifici la chiesa e le aule di dottrina cristiana, oggi la evangelizzazione/missione avviene nei luoghi dove si accoglie, si ascolta, si dialoga, si accompagnano le persone fragili, si fa il servizio della politica per il bene comune, si sta accanto alle persone da fratelli e non solo da stipendiati operatori del sociale.

I luoghi non sono solo quelli tradizionali, delle aule e degli uffici, ma qualsiasi ambiente e momento della vita dove avvengono i miracoli delle relazioni tra persone che si riconoscono reciprocamente come fratelli. Anche le professioni possono diventare esperienze, arricchite dalle competenze, dove si comunica un “di più di vita” che fa incontrare dei fratelli e non solo degli operatori e utenti. Il compito si esercita nei luoghi dove si rinnova il tessuto sociale ed ecclesiale dell’accoglienza, della condivisione dei saperi, dove si dimora e si riparte dagli ultimi/esclusi e in loro compagnia, dove, mediante la partecipazione da protagonisti dei marginali/ultimi, si vive e costruisce la società e la Chiesa.

Il terzo riferimento riguarda i “missionari/operatori”. La evangelizzazione ha bisogno di credenti consapevoli e non solo di operatori professionalmente preparati. Mentre la struttura ecclesiale ha scelto persone che “ad vitam” si dedicassero alla proposta/missione, oggi tutti siamo chiamati a invocare ed offrire il soffio dello Spirito in ogni incontro e servizio.

Anche nel servizio ecclesiale organizzato e professionalmente competente, come ad esempio i dipendenti e i volontari delle Caritas parrocchiali, foraniali e diocesana, dei Centri di Ascolto e delle Associazioni di volontariato, la evangelizzazione più efficace si semina, sboccia, cresce e matura in ogni incontro e in ogni luogo, soprattutto in quelli più impensati e imprevedibili della giornata, come professionisti o meno.

Riandando alla storia degli inizi della evangelizzazione di Aquileia incontriamo persone, le più impensate secondo categorie odierne, che hanno vissuto e annunziato la novità di Gesù Cristo. Erano commercianti, soldati, marinai, schiavi e gente comune che hanno incontrato i poveri delle periferie aquileiesi ed hanno offerto loro una speranza, la prospettiva della risurrezione, in tempi di grandi aspettative e delusioni.

Non si ripete nulla nel cammino della storia della salvezza, ma alcuni aspetti della vita si ripropongono anche nell’oggi, segnato da grandi delusioni e crisi di senso. Siamo chiamati a tener viva la Speranza nella quotidianità, rinunciando consapevolmente alla diffusione del pettegolezzo e della lamentela sterile, vivendo relazioni umane ed evangeliche autentiche e significative.

Ogni generazione nasce pagana, dato che cambia la cultura e il luogo dove si incarna il Vangelo. Per questo prendiamone coscienza, noi che diciamo di ispirarci consapevolmente al Verbo cristiano e quelli che “semplicemente” si ispirano ad una “filia” disinteressata per questa povera umanità ferita. In fondo la fede cristiana potenzia la nostra umanità incamminandola verso la fraternità e abbraccia tutti “gli uomini che Dio ama”.

 

Don Luigi Gloazzo

Direttore della Caritas Diocesana di Udine

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