Un banchetto per tutte le genti

di Stefano Comand

Questo è lo slogan per la 98a giornata missionaria mondiale che si celebrerà il 20 ottobre 2024 in tutte le parrocchie e comunità cristiane.

Lo slogan riprende il tema scelto da papa Francesco nel suo messaggio per questa giornata: “Andate e invitate al banchetto tutti” (Mt 22,9). In questa brevissimo frase è sintetizzata tutta la “missione” della Chiesa: Andate, verbo di movimento, indica lo sforzo proattivo che ogni cristiano deve vivere con la gioia di chi ha incontrato il Signore e sente il bisogno di condividerlo con gli altri; invitate verbo che indica una proposta, un chiamare gentilmente a qualche cosa di bello (il banchetto). Implica una relazione positiva, calda, affettiva. Tutti chiarisce che non c’è limite al invito, è un invito al mondo intero, a tutti gli uomini senza nessuna distinzione di sorta.

Ma se l’invito è rivolto a tutti anche la chiamata “Andate” non è diretta ad una categoria particolare. È per tutti i cristiani, nessuno escluso. Tutti noi nel quotidiano siamo chiamati a mostrare questo invito tramite la nostra testimonianza.

Nella tradizione della Chiesa si è sempre distinta la missione “Ad gentes”, cioè ai popoli, a quelli che non conoscono Gesù e il Vangelo dalla pastorale ordinaria.

Mi sembra che questa distinzione nella nostra realtà odierna sia sempre più flebile. In una Europa sempre più scristianizzata non stiamo anche noi diventando destinatari del messaggio “Ad gentes”? Un primo segnale di ciò è il sempre crescente ricorso a sacerdoti stranieri per coprire le carenze vocazionali delle nostre Chiese locali. Non sono questi missionari nelle nostre comunità? In altri tempi la spinta missionaria delle nostre Chiese ha portato il vangelo in tante parti del mondo ed oggi, in qualche misura, ci affidiamo alle Chiese che abbiamo aiutato a crescere.

Se da una parte questo è un bel segno dell’universalità della Chiesa che si aiuta attraverso lo scambio, il dono e il confronto, dall’altra evidenzia questo processo di scristianizzazione che non può non interrogarci. L’uomo di oggi non sente più il bisogno di Dio e di senso nella propria vita o c’è un problema nel testimoniare e comunicare il vangelo? O, ancora, c’è una difficoltà nel vivere le relazioni in modo significativo dentro gli spazi contingentati che il nostro stile di vita ci impone?

L’anno giubilare che si avvicina potrebbe essere l’occasione per riflettere assieme, sinodalmente, sull’uomo e sulla Chiesa di oggi, perché possa continuare ad essere segno di speranza per il mondo. Un modo lacerato da guerre, disuguaglianze, povertà ha un disperato bisogno di un annuncio di speranza che è Cristo Gesù.

Questa è da sempre la missione della Chiesa e di noi Cristiani.

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