Terremoto in Myanmar: aggiornamento di Caritas italiana e come contribuire con una donazione

Pubblichiamo l’ultimo aggiornamento di Caritas Italiana in merito all’emergenza in Myanmar a seguito del violentissimo terremoto che ha colpito il Paese asiatico il 28 marzo.

Vi ricordiamo che chi desidera contribuire concretamente ad alleviare tale situazione, può farlo con con una donazione liberale alla Caritas diocesana di Udine specificando nella causale “Terremoto Myanmar”  alle seguenti coordinate:

Conto corrente bancario: Centro Caritas dell’Arcidiocesi di Udine ODV ETS
IBAN: IT45U 02008 12310 000001515712

Conto corrente postale: Centro Caritas dell’Arcidiocesi di Udine ODV ETS, n. 51029056 Aperto presso POSTE ITALIANE – Via V. Veneto UDINE

Chi desiderasse dedurre l’offerta può indicare il proprio nome, cognome e indirizzo nello spazio della causale oppure può richiedere scrivendo a uff.caritas@diocesiudine.it.

Aggiornamento dell’8 aprile 2025

Il 28 marzo 2025, alle 12:50, un potente terremoto di magnitudo 7,7 ha colpito il Myanmar centrale con epicentro vicino a Sagaing, circa 34 chilometri a nord della città. Il terremoto ha avuto un forte impatto nelle principali città, tra cui Yangon, Mandalay, Naypyidaw, Sagaing, Aungpan, Bago, Kalay, Magway, Kyaukse, Muse e Yinmapin e alcune parti di Shan East e Taunggyi. L’impatto si è esteso ai Paesi limitrofi, in particolar modo la Thailandia, ma anche Bangladesh, ad alcune parti della Cina e dell’India.
I danni ai servizi pubblici e alle infrastrutture quali monasteri, moschee, pagode, seminari e chiese, scuole, ospedali, banche, alberghi, aeroporti, edifici residenziali, ponti, strade ad alta percorrenza sono ingenti. Le operazioni di ricerca e salvataggio continuano a trovare persone intrappolate sotto le strutture crollate, mentre le macerie occupano chilometri quadrati di terreno. Con l’aumento dell’accesso alle aree colpite, il bilancio è salito ad oltre 3.000 morti, 5.000 feriti e quasi 400 dispersi. Le strade e le vie di comunicazione continuano ad essere interrotte, allungando di molto i percorsi per accedere alle località colpite, con una forte discrepanza tra contesti urbani e rurali.

Le operazioni umanitarie rimangono difficili a causa della difficoltà di raggiungere le aree, dell’elevata insicurezza, nonché della mancanza di carburante e di servizi bancari a supporto delle operazioni. I rapporti di valutazione rapida del KMSS da Mandalay e i rapporti del gruppo di lavoro tecnico indicano che l’approvvigionamento idrico è un’esigenza critica. La maggior parte delle famiglie colpite dal terremoto si affida a pozzi e condutture come fonte primaria di acqua potabile. Gran parte di queste infrastrutture e forniture sono state danneggiate, con il rischio elevato che le popolazioni colpite si riforniscano di acqua da fonti non protette, soprattutto in assenza di strutture igienico-sanitarie e di pratiche osservate di defecazione a cielo aperto. Anche prima del terremoto, molti punti d’acqua non erano funzionanti aumentando la vulnerabilità alle malattie trasmesse dall’acqua. Il terremoto ne ha solo esacerbato ulteriormente la necessità, soprattutto con l’avvicinarsi della prossima stagione dei tifoni. La qualità dell’acqua è un problema molto sentito nelle aree colpite e non ci sono mezzi per controllarla o trattarla a livello familiare o comunitario.

Lo sfollamento di migliaia di persone in rifugi sovraffollati, unito alla distruzione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie, ha aumentato notevolmente il rischio di epidemie di malattie trasmissibili. La vulnerabilità alle infezioni respiratorie, alle malattie della pelle, alle malattie trasmesse da vettori come la febbre dengue e alle malattie prevenibili da vaccino come il morbillo è in aumento. Si teme l’insorgere di malattie infettive, in particolare il colera, con casi di diarrea segnalati nell’area di Sagaing.
Le attività agricole sono state interrotte a causa dei danni alle infrastrutture, della perdita di bestiame e della contaminazione dei terreni agricoli con le mine. Alcuni mercati locali sono crollati e le vie commerciali sono bloccate, limitando la disponibilità di generi alimentari. Il personale del CRS e del KMSS sul posto indica che alcune chiese e ristoranti stanno lavorando per fornire pasti caldi, ma si sono formate lunghe code.
Il Comitato nazionale per la gestione dei disastri naturali del Myanmar ha dichiarato lo stato di emergenza in molte regioni del Myanmar, come Mandalay, Sagaing, Magway, Bago, la zona nord-orientale dello Stato Shan e l’area del Consiglio di Naypyidaw. La mappatura dei bisogni è fatta in coordinamento con le agenzie delle Nazioni Unite presenti. In un contesto altamente instabile e restrittivo, attori della società civile locale molto rispettati come la Karuna Mission Social Solidarity (KMSS), la rete Caritas e la Chiesa locale sono tra le poche organizzazioni che sono state in grado di mantenere l’accesso alle comunità colpite dal conflitto e dai disastri, soprattutto nelle aree al di fuori dei principali centri abitati.

Il Myanmar vive una situazione molto complessa sotto diversi punti di vista. Alle diseguaglianze socioeconomiche, si aggiungono la complessità della multietnicità del tessuto sociale, la presenza di molti eserciti irregolari afferenti ai gruppi ribelli interni e la gravissima instabilità politica.
Dopo decenni di tirannia militare e durante un breve tentativo democratico, nel 2021 un colpo di stato ha riportato al potere i militari e da allora la Giunta militare guida il Paese. Gli scontri aperti e armati in molte zone del Paese sono sempre stati presenti, con l’esercito nazionale che combatte contro i gruppi armati dei ribelli. Si aggiunge quindi una nuova emergenza umanitaria di cui, a pochi giorni dalla scossa principale, resta difficile misurare l’impatto, e che si innesta su un tessuto colpito da fortissime diseguaglianze socioeconomiche, instabilità politica, la presenza di diversi eserciti regolari, regolari scontri a mano armata, e alla vigilia della stagione dei monsoni che non potrà che rallentare di molto i tentativi di ricostruzione.

Una risposta unitaria e multisettoriale

L’ufficio nazionale KMSS (KMSS, Karuna Mission Social Solidarity), gli uffici diocesani, e la rete internazionale delle Caritas presenti in loco hanno attivato e mobilitato i gruppi al lavoro nelle diocesi più colpite. Oltre a ciò, KMSS mantiene un ruolo di coordinamento anche con la Conferenza Episcopale del Myanmar, che ha a sua volta lanciato un appello coordinato e unitario.
KMSS sta predisponendo un appello di risposta all’emergenza della durata di 12 mesi, e suddivisibile in 4 fasi:

1. Soccorso immediato: risposta immediata ai bisogni primari quali cibo, acqua, kit igienici, ripari d’emergenza e materiali di protezione. Questa fase è cruciale per continuare a salvare vite umane e fornire soccorso immediato;
2. Soccorso rapido e preparazione ai monsoni (maggio – giugno): predisposizione alla stagione dei monsoni, riparando rifugi e punti d’acqua, istituendo processi di purificazione dell’acqua e promuovendo l’igiene. Questa fase aiuta a mitigare i rischi associati ai monsoni prima che la logistica diventi più impegnativa.
3. Risposta ai monsoni/Recupero (fine giugno – settembre): prevenzione dalle malattie durante la stagione di magra. Le attività comprendono il trasporto di acqua, la riparazione dei sistemi idrici e la promozione dell’igiene. Questa fase è essenziale per prevenire le epidemie.
4. Recupero e sostegno ai mezzi di sussistenza: ripresa e ripristino dei fattori di produzione agricoli, sostegno al mercato, riabilitazione delle fonti d’acqua, soluzioni durevoli per i ripari e i servizi igienici, sostegno al riavvio di attività lavorative.

La risposta all’emergenza sarà poi multisettoriale, per far fronte alla molteplicità dei bisogni generati dal trauma che si aggiunge alla precarietà e alle vulnerabilità personali, comunitarie e di contesto. In particolare, la rete Caritas e la Chiesa locale cercheranno di raggiungere diversi obiettivi strategici quali:

a risposta ai bisogni alimentari (attraverso distribuzioni, sostegno economico, fornitura di strumenti per la preparazione di pasti…) e non alimentari di base;

b. ripristino di condizioni di alloggio dignitose (temporanee prima, di ripristino e ricostruzione poi);
c. miglioramento delle condizioni di igiene (distribuzione di kit, attenzione alle fonti di acqua sicura e pulita, servizi igienici);
d. analisi e accesso ad opportunità di reddito sicure e dignitose;
e. sostegno alla ripresa dei mercati locali;
f. accesso a strumenti e servizi di protezione (servizi di consulenza post trauma, percorsi personalizzati, attenzione ai rischi legati alla tutela dei minori e pratiche annesse, sostegno alle famiglie che hanno avuto perdite di vite, sostegno psicologico ad operatori e volontari in loco).

Il piano di risposta sarà destinato a circa 50.000 beneficiari, suddivisi in 3 Diocesi (Mandalay, Taunggyi, e Taungoo), 12 località, e 74 comunità colpite.
Caritas Italiana continua a tenersi in contatto diretto e costante sia con Caritas Internationalis che con KMSS – attraverso il Servizio Asia Oceania –, e rimane a disposizione delle Caritas diocesane, sia per chiarimenti e approfondimenti, che nel caso si desiderasse portare il proprio supporto economico alla risposta a questa nuova, drammatica, emergenza, su cui i riflettori mediatici sembrano essersi già spenti.

 

 

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