Dalla Casa alla Dimora – Nuovi Percorsi per l’Abitare – SINTESI DEL CONVEGNO

Sono state 8 mila le persone che nel 2012 hanno chiesto aiuto ai Centri di ascolto diocesani in regione anche per il pagamento di affitti e rate del mutuo. 613 i casi legati direttamente al problema dell’alloggio. Il convegno di Udine ha messo in evidenza la necessità di un percorso comune tra istituzioni e Caritas. La Regione, attraverso una commissione ad hoc, è già a lavoro per una nuova legge sulla casa. Un testo unico, pronto entro 18 mesi, che contemplerà aiuti per inquilini, proprietari e imprese.

 
I TEMI TRATTATI DURANTE IL CONVEGNO
 
Con una crisi che non accenna ad allentare la propria morsa gli effetti si ripercuotono inevitabilmente anche sulla questione abitativa. È quanto emerge dalla fotografia «scattata» dalle quattro Caritas diocesane del Friuli-Venezia Giulia attraverso i Centri di ascolto di Udine, Concordia-Pordenone, Gorizia e Trieste, presentata nel corso del convegno sul disagio abitativo organizzato lunedì 3 febbraio a Udine (nella sala Paolino d’Aquileia) dalle Caritas Fvg in collaborazione con il Coordinamento delle agenzie sociali dell’abitare (Casa Fvg). Appuntamento dal titolo «Dalla casa alla dimora. Nuovi percorsi dell’abitare», moderato da Paolo Pezzana, ricercatore all’Università Cattolica di Milano, a cui ha preso parte anche Vittorino Boem, consigliere Pd e presidente della IV Commissione permanente «Lavori pubblici ed Edilizia».
I dati sulla povertà
L’osservatorio Caritas (è il Rapporto annuale sulle povertà riferito al 2012) mette in evidenza come molte persone e famiglie un tempo non in difficoltà si stiano, invece, impoverendo a causa della perdita del lavoro (i cosiddetti nuovi poveri). Nel corso del 2012 gli «utenti» che hanno bussato alle porte dei quattro Centri di ascolto diocesani e delle numerose «postazioni» attivate nelle Parrocchie sono stati circa 8 mila, con la componente straniera che rappresenta il 65% dell’utenza totale. Per il 60% di chi ha chiesto aiuto la causa principale dell’impoverimento è stata la perdita del lavoro, spirale che porta poi alla riduzione della disponibilità economica e nella gran parte dei casi si traduce nell’impossibilità di far fronte al pagamento dell’affitto o della rata del mutuo.
Problematiche legate direttamente alla casa sono state evidenziate in 613 casi ed è stato sottolineato anche come tra le persone che ogni anno – e sono circa mille – vengono accolte in quelle strutture messe a disposizione grazie alla collaborazione tra Caritas e Agenzie sociali per l’abitare, non ci siano solo richiedenti asilo politico, ma anche quanti hanno perso la propria abitazione.
La richiesta delle Caritas
Un quadro «allarmante» quello tratteggiato dai dati Caritas che «necessità di interventi ad ampio raggio e non più rinviabili», è stato evidenziato da più parti nel corso del convegno. E non a caso l’appuntamento ospitato a Udine si è proposto come un confronto con le istituzioni pubbliche – al tavolo dei relatori erano presenti anche gli assessore regionali alla Pianificazione territoriale, Mariagrazia Santoro e quello alle Politiche sociali e Famiglia, Maria Sandra Telesca -, perché, ha evidenziato don Luigi Gloazzo, direttore della Caritas diocesana di Udine, «i poveri sono di tutti». Nello specifico, il problema dell’alloggio non va visto solo «come la necessità di un tetto e un boccone» e, quindi, semplice «fabbisogno abitativo», ma va inserito in un quadro più ampio. Quello dove i percorsi messi in campo non siano volti solo a fornire una casa a chi ne ha bisogno, ma diventino reali opportunità di inclusione sociale per chi è senza dimora o rischia di perderla, «mettendo sempre al centro la persona».
Una prima risposta dalla Regione
Una nuova legge regionale sulla casa. Anzi, un testo unico che vada a raggruppare i differenti provvedimenti oggi messi in campo dalla Regione in materia. Che si occupi di tutte le forme di aiuto in tema di abitazione «rivolte a inquilini, proprietari e pure imprese». Della normativa che sta per nascere ha parlato, in occasione del convegno Caritas, l’assessore regionale alle Infrastrutture, Mariagrazia Santoro.
È su questo fronte che «la Regione si è già messa al lavoro – ha illustrato -, attraverso la Commissione alle politiche abitative, interdirezionale in quanto comprende l’Assessorato alle Infrastrutture e quello alle Politiche sociali e Famiglia». Ne fanno parte anche cinque rappresentanti dei sindaci degli Ambiti socio assistenziali (individuati dalla Conferenza dei sindaci), oltre ai direttori e agli amministratori unici dell’Ater. Una legge che nel giro di 18 mesi dovrebbe essere pronta («Questi sono i tempi che ci siamo dati», ha detto Santoro) per approdare poi al voto in Consiglio regionale. 
«Questo provvedimento dovrà essere in grado di guardare alle nuove realtà e alle nuove esigenze», ha rimarcato. E, quindi, richiede di «ragionare su modalità comuni quando si parla di casa». «Non è possibile – ha detto al proposito Santoro – che la situazione economica delle persone sia misurata di solito attraverso l’Isee, mentre l’Ater “ragiona” con l’Irpef». Oltre a questo nodo, secondo Santoro, vanno individuati i destinatari del fondo affitti («Gli affittuari o i proprietari? Sul tema è in atto un grande dibattito»), e soprattutto «la Regione deve capire come può intervenire per aiutare chi vuole acquistare una casa, magari con formule di affitto a riscatto o con forme di sostegno già presenti, ma che vanno comunque riviste». Una revisione quanto mai necessaria, ha sottolineato, soprattutto analizzando l’esito degli aiuti regionali per l’acquisto della casa finora previsti, che hanno registrato un crollo del 50% delle domande.
E sulla richiesta di aiuto da parte delle Caritas sia Santoro che l’assessore Telesca hanno dato la propria disponibilità a collaborare, in prima persona. «Siamo noi che abbiamo bisogno di voi – ha evidenziato Telesca -; abbiamo necessità di trovarci seduti attorno ad un tavolo comune con chi riesce a vedere i problemi prima di noi». L’Assessore ha rimarcato la necessità da parte delle istituzioni «di essere più celeri nel dare le risposte ai bisogni che cambiano, pur con finanziamenti che non aumenteranno». Per questo uno dei primi compiti sarà quello «di verificare dove vengono destinate le risorse, cercando soprattutto di evitare risposte che si sovrappongono solo perché, spesso, manca una visione integrata delle problematiche».
Monika Pascolo (da La Vita Cattolica)

 

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