Carla e la dimora

Carla era vissuta fin da bambina nella precarietà delle relazioni familiari, quelle che plasmano la personalità e orientano la storia personale. Era rimasta a Belluno, nella casa dei nonni, tutta l’adolescenza, mentre la mamma era emigrata in Svizzera…

Carla era vissuta fin da bambina nella precarietà delle relazioni familiari, quelle che plasmano la personalità e orientano la storia personale. Era rimasta a Belluno, nella casa dei nonni, tutta l’adolescenza, mentre la mamma era emigrata in Svizzera, probabilmente in cerca di quell’uomo che l’aveva lasciata sola con lei bambina. La deriva dolorosa della mamma è passata in eredità, come purtroppo capita, alla figlia. Anche lei è partita per la Svizzera verso i 17 anni in cerca di tutti e due, ma, dopo aver scoperto che la mamma sbarcava il lunario all’estero come molte donne sole, ha imboccato la strada dei disperati, quella che porta verso la marginalità.

Ad ogni frettoloso incontro, agli uomini che l’hanno frequentata a pagamento ha fatto da specchio, perché scoprissero la loro inconsistenza affettiva, seppur mascherata dai soldi che le mettevano in mano dopo ogni prestazione. Lei ne aveva conosciuti di ogni categoria, da coloro che presentavano in altri luoghi fregiati con le insegne, i titoli e i vestiti professionali, a quelli che non nascondevano le umili origini di poveracci soli.

Al rientro in Italia, per ragioni che lei non raccontava, è approdata in Friuli senza cambiare di molto il suo stile di vita e le sue abitudini. Aveva avuto la possibilità di far compagnia e vivere con una donna anziana che alla morte l’ha lasciata di nuovo sola. E’ stato così che è incominciato la sua carriera da Senza Dimora. C’è voluto del tempo e numerosi incontri perché si consolidasse in lei la fiducia nei giovani operatori del Fogolâr (Asilo notturno) che la visitavano e le prospettavano un trasloco da piazzetta Belloni a una dimora con letto, delle persone che la rispettavano e la ascoltavano garantendole quella quota di libertà a cui lei non potava rinunciare. Dopo un tempo congruo, necessario per il cambio di abitudini e prendere confidenza con le persone, si è potuto pensare a un percorso di autonomia che le permettesse di poter abitare in una casa vera.

 

A dicembre 2012 il progetto si è realizzato con la collaborazione dei servizi sociali di Latisana e lei è entrata con gioia in un appartamentino di una casa popolare. Gli amici del Fogolâr l’hanno aiutata e hanno partecipato a questo momento con la gioia di chi è presente ad un evento tanto atteso e così significativo per chi non ha nulla. Lei si era accorciata i capelli e si era data un tocco più attraente alla sua persona e al suo volto, segnato da rughe profonde. I suoi occhi celesti facevano memoria del suo giovanile fascino mentre il suo sorriso, appena accennato, lasciava intravvedere una sofferenza mai del tutto sanata.

“Per una casa ho sempre combinato, ho frequentato migliaia di persone, ma non mi sono mai sentita a casa. Voi siete la mia casa!” Sono le parole che Carla ha detto agli amici del Fogolâr, agli operatori, ai volontari e agli ospiti che le facevano festa.

Mercoledì mattina, il 13 febbraio, l’Assistente domiciliare di Latisana ha telefonato ad Alberto, il suo amministratore di sostegno dicendogli che Carla non rispondeva alle sue chiamate. L’hanno travata senza vita sul pavimento di casa. Venerdì 15 febbraio, alle 2 del pomeriggio le abbiamo fatto il funerale nella chiesa di Sabbionera. Aveva tutti i suoi amici vicino. Poi l’abbiamo accompagnata in cimitero dove le abbiamo riservata l’ultima dimora.

 

E’ valsa la pena aver conosciuto Carla. Lei è stata una rivelazione della bontà e della gratuità dell’amore di Dio. Ha risvegliato la capacità di vivere l’amicizia e la presenza amichevole di tanti emarginati come lei. Ha fatto la grazia a tutti noi di comprendere che una persona vale per se stessa e per la sua storia, non certo per i titoli e i soldi che ha lasciato. Ci ha richiamato al compito di fare attenzione alle persone invisibili che abitano tra di noi alla ricerca di un saluto, di un incontro, un riconoscimento. Quando ha potuto rilassarsi e sentirsi a casa è stato per lei come entrare nella Terra Promessa. Allora ha ringraziato Dio per il dono, lei era molto devota, Gli ha detto che è stato galantuomo, Lo ha invocato e si è messa nelle sue braccia.

Mandi, Carla!

 
Don Luigi Gloazzo

 

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