Il poeta afghano Fawad: “Meloni, sbagli a chiudere l’Italia”

“Le immagini di questi giorni da vari porti italiani sono per me molto dolorose. Ci si deve rendere conto che per queste persone non c’è più la possibilità di vivere nel luogo da cui sono scappate. Nessuno lascia la propria patria, la propria casa e la propria famiglia se non perché li non riesce piu a vivere”. Cosi lo scrittore di origini afghane, Fawad e Raufi, a margine dell’incontro svoltosi ieri, martedi 8 novembre, presso la biblioteca civica di Tolmezzo, organizzato dal Centro Caritas dell’arcidiocesi di Udine per presentare l’ultimo libro di poesie scritto da Fawad, “L’amore spezzato. Oltre ogni confine”. Il riferimento è naturalmente alla linea dura decisa dal governo Meloni sullo sbarco in Italia dei profughi salvati dalle navi delle Organizzazioni non governative. “Purtroppo per i governi la questione immigrazione spesso risulta un comodo argomento per cercare il consenso o tenere impegnata la mente delle persone e dei mass media”, sostiene lo scrittore, che dopo un avventuroso viaggio nelle mani dei mercanti di uomini ha trovato accoglienza e lavoro a Pordenone. “Le migrazioni ci sono sempre state. Quelle attuali non sono un fatto straordinario – sostiene lo scrittore – , ma a qualcuno va bene che vengano enfatizzate. La cosa peggiore è che su quelle navi ci sono donne e bambini. Dopo un viaggio cosi faticoso fa male vedere queste immagini”.

Fawad non ha fatto il suo viaggio in nave, ma a piedi lungo la rotta balcanica, nelle mani dei trafficanti di uomini. “Ogni volta che i soldati ci bloccavano, in Iran come in Bulgaria, la delusione era enorme. Quella battuta d’arresto poteva durare un minuto, come un giorno o un anno”, spiega cercando di far capire lo stato d’animo degli uomini e delle donne bloccati nelle navi.

Come giudichi la situazione dell’accoglienza in Italia?

“Il vero volto dell’accoglienza in Italia non viene raccontato da nessuno. Qui c’è un sistema e delle leggi che ci permettono di crescere come richiedenti asilo. Ci viene permesso di sentirci e di diventare cittadini. Gli italiani mi hanno sempre accolto benissimo e anche con una grande consapevolezza di ciò che stavano facendo. Invece spesso i mass media sottolineano aspetti negativi, come il numero eccessivo dei migranti, la povertà materiale e culturale di chi arriva. Questo induce negli italiani la tentazione di chiudersi in se stessi”.

Letteratura e poesia aiutano l’incontro e l’accoglienza?

“Moltissimo. La mia apertura a raccomtare la mia esperienza di migrazione aiuta moltissimo me a vivere meglio , ma aiuta anche molto l’interlocutore che attraverso di me scopre una parte dell’Afghanistan. È condividendo, parlando che si creano le condizioni per capirsi. Noi immigrati dobbiamo far capire perché siamo venuti qui e perché gli italiani dovrebbero accoglierci”.

La guerra può portare alla pace? Cosi si diceva per l’Afghanistan e oggi si dice per l’Ucraina……

“Le armi iniziano le guerre ma non potranno mai farle finire. L’Afghanistan è in guerra dal secolo scorso, con l’invasione russa, ben una quarantina di nazioni straniere hanno partecipato alla guerra contro i Talebani, ma non è stato concluso nulla di buono. La democrazia va portata con la cultura. Le armi aumentano solo il  business”.

Bisogna parlare con i “cattivi”, che siano i Talebani o Putin?

“Si e bisogna soprattutto parlare ai sostenitori dei “cattivi”, affinché possano imparare a decidere da soli senza il condizionamento dei propri leader. Chi ha cultura non sceglie la guerra, non si schiera con gli aggressori, ma è a favore del dialogo. Senza cultura invece si prende la strada corta della guerra, che dopo di rivela la più lunga e dolorosa”.

Occorre più spazio nella scuola e nei media per capire il fenomeno delle migrazioni?

“Studenti e docenti, dalla scuola primaria all’università, dovrebbero conoscere di piu i fenomeni migratori. Tutti vedono i migranti, ma spesso non sanno chi sono, da dove vengono, che lingua parlano, come si mantengono, quali sono le leggi che li tutelano. Solo facendosi queste domande nasce una conoscenza che aiuta. Altrimenti incontrare ogni giorno sconosciuti sulla propria strada alla fine nette in difficoltà e genera paura”.

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