Crisi in Bangladesh: vicinanza delle Caritas del Nordest. In atto un gemellaggio

Il Bangladesh sta vivendo la più radicale trasformazione politico-istituzionale dai tempi dell’indipendenza, un crocevia fondamentale della propria storia.

Le proteste

Da due mesi il Paese del Sud-Est asiatico vive profondissime agitazioni sociali, violenze e movimenti di folla che hanno portato alle storiche dimissioni della premier, Sheikh Hasina, leader della Lega Awami, fuggita in India. Un movimento di massa, guidato in modo particolare degli studenti, che nella capitale Dhaka, così come in moltissime altre aree del Bangladesh, ha rivendicato per settimane una maggior equità nell’attuazione dei diritti e ha portato a uno sconvolgimento socio-politico con pochi precedenti.

Le proteste sono iniziate il 6 giugno dopo la decisione della corte suprema del Bangladesh di reintrodurre il sistema di quote di lavori governativi che assegna il 30% delle posizioni ai discendenti dei “freedom fighters” della guerra che nel 1971 ha portato all’indipendenza dal Pakistan. La quota era stata oggetto di proteste già nel 2018, quando era al 56% e venne abbassata al 35% eliminando la categoria dei freedom fighters. Le proteste di oggi avevano portato il 21 luglio la Corte suprema a rivedere la decisione, riducendo al 5% le posizioni lavorative riservate ai veterani e i loro familiari. Una decisione che però non è bastata a far rientrare la protesta che – anzi, come spesso accade – si è allargata e il malcontento si è esteso.

 

La repressione

Le manifestazioni sono state duramente represse, più di 400 persone sono state uccise e diverse migliaia ferite tra il 15 luglio e i primi giorni di agosto, dopo che le forze dell’ordine e gli uomini del partito al governo si sono scontrati con i manifestanti a Dhaka e in altre città.

 

Un Governo transitorio guidato da Muhammad Yunus

Il leader del principale movimento di protesta del Bangladesh nei giorni scorsi aveva chiesto al premio Nobel per la pace Muhammad Yunus di guidare il governo provvisorio. Incarico che Yunus ha accettato. Resta alto il rischio non solo di disordini di piazza ma anche dell’acuirsi di alcune dinamiche molto sensibili, già presenti in Bangladesh ma spesso latenti, quali l’estremismo di matrice religiosa, le discriminazioni su base religiosa ed etnica, i traffici illegali e la precarietà delle moltissime persone che vivono ai margini della società.

 

Danni economici 

I danni economici della rivolta si stanno già delineando in tutta la loro gravità: la perdita di proprietà pubbliche e private, i mancati introiti per la sospensione delle attività produttive e generatrici di reddito, il rapido collasso del settore turistico e, in prospettiva, la fuga degli investitori stanno mettendo in ginocchio un paese con altissima densità demografica e con una larghissima parte di popolazione che vive in situazione di marginalità o povertà estrema e fortemente esposta al cambiamento climatico.

Gemellaggio Caritas

Caritas Bangladesh – attiva e operante nel Paese da oltre 50 anni, una delle organizzazioni maggiormente riconosciute – Caritas Bangladesh ha seguito la situazione sin dalle prime fasi del movimento studentesco e degli eventi di violenza. Ha preso le misure necessarie per la sicurezza dei membri del personale e dell’Ufficio esecutivo a Dhaka, degli uffici sul campo, nei progetti e nelle regioni in tutto il Paese. Gli uffici regionali, di progetto e sul campo stanno organizzando alloggi, cibo e tutte le necessità necessarie per lo staff e i volontari che non sono potuti tornare alle loro postazioni di lavoro o alle loro residenze dopo i viaggi sul campo e i programmi di risposta alle emergenze sul territorio.

Caritas Italiana da decenni collabora e supporta Caritas Bangladesh in diversi interventi di emergenza (cicloni, inondazioni, accoglienza profughi) e di sviluppo in diverse zone del Paese.

Inoltre, da circa un anno, Caritas Bangladesh è gemellata con la Delegazione Caritas del Nordest nell’ambito dei gemellaggi concepiti in occasione del 50° anniversario dell’istituzione di Caritas Italiana.

Lo scambio – che ha già visito una visita in Italia di una delegazione di Caritas Bangladesh ed una visita in Bangladesh di una rappresentanza della Delegazione Caritas del Nordest di cui ha fatto parte anche il “nostro” Stefano Comand e di Caritas Italiana – prevede azioni di collaborazione, condivisione di conoscenze ed apprendimenti reciproci.

La Caritas diocesana di Udine è vicina a Caritas Bangladesh e a tutta la popolazione del Bangladesh in questo momento di particolare fragilità e fermento. Segue attentamente gli sviluppi della situazione ed esprime tutta la sua solidarietà a chi è direttamente impegnato a trovare soluzioni nell’ottica del bene comune.

 

Foto Pixabay

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