Giornata mondiale dei poveri: preoccupa anche sul territorio diocesano la condizione dei minori

Domenica 17 novembre si è celebrata – fortemente voluta da Papa Francesco – l’ottava «Giornata mondiale dei poveri». Si tratta – scrive il Santo Padre nel messaggio che accompagna la ricorrenza – di un’opportunità per prendere «coscienza della loro presenza e necessità», ma anche un’occasione propizia «per riconoscere e dare sostegno ai tanti volontari che si dedicano con passione ai più bisognosi». Proprio per accendere i riflettori sul fenomeno delle povertà, Caritas italiana ha pubblicato in questi giorni il «Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia», giunto quest’anno alla ventottesima edizione. Accanto ai dati Istat – che fotografano un Paese dove il 9,7% della popolazione vive in povertà assoluta, quasi una persona su dieci –, il rapporto si innerva dei numeri rilevati dai Centri di ascolto informatizzati della rete delle Caritas diocesane. Emergono così i “volti” di 269.689 persone incontrate, ascoltate e sostenute nel 2023, un dato peraltro sottostimato dal momento che nel report confluiscono solo i dati dei Centri di ascolto che hanno informatizzato la banca dati. E sul territorio della Diocesi di Udine? Nel 2023 i Centri di ascolto della Caritas diocesana di Udine (Cda diocesano di via Treppo, Cda della mensa «La Gracie di Diu») e i nove centri di ascolto territoriali (Udine, San Daniele del Friuli, Gemona, Codroipo, Mortegliano, Rivignano-Teor, San Giorgio di Nogaro, Palmanova e Cividale) hanno dato supporto a ben 2.961 persone, segnando un aumento degli accessi del 36% rispetto al 2022. Sull’incremento incide indubbiamente il numero rilevante di accessi alla mensa diocesana da parte di richiedenti asilo in accoglienza precaria a Udine, ma non deve sfuggire come anche il numero complessivo delle persone di nazionalità italiana che hanno chiesto aiuto è, rispetto al 2022, aumentato del 24%.

Crescita ininterrotta della povertà, preoccupazione per i minori

Il report di Caritas italiana suggerisce inoltre di allungare lo sguardo sul lungo periodo, dal 2014, infatti, la crescita delle persone in povertà è stata ininterrotta. Esponenziale poi l’aumento al Nord: dal 2014 al 2023 il numero di famiglie povere residenti è praticamente raddoppiato, passando da 506mila nuclei a quasi un milione (+97,2%). «Il fatto che i numeri siano in crescita senza soluzione di continuità è una tendenza che rileviamo anche noi – osserva Paolo Zenarola, vicedirettore della Caritas diocesana di Udine –. Ciò che più deve preoccupare è poi il numero elevatissimo di minori che vivono in povertà, bambini e ragazzi in condizioni di forte deprivazione a cui, di fatto, vengono negate occasioni di crescita e socializzazione come può essere, ad esempio, praticare uno sport. Non a caso i dati sull’intensità della povertà fanno emergere come i nuclei familiari più poveri tra i poveri sono proprio quelli dove ci sono bambini. C’è poi una cronicizzazione della povertà che erode il capitale progettuale, le aspettative e i sogni delle persone. Questo vale anche per i più giovani che – a causa di innumerevoli mancate possibilità – si vedono negare il “diritto ad aspirare”. Lo vediamo anche in Friuli, soprattutto in città». In Italia più che nel resto d’Europa – evidenzia infatti il report – le difficoltà economiche sembrano destinate a perpetuarsi di generazione in generazione. Chi è cresciuto in famiglie svantaggiate tende a trovarsi, da adulto, in condizioni finanziarie precarie. Un circolo vizioso che colpisce il 20% degli adulti europei tra i 25 e i 59 anni che, a 14 anni, vivevano in una situazione economica difficile. In Italia, il dato sale al 34%, segno di un’eredità che pesa sul futuro. Valori più alti di povertà ereditaria si raggiungono solo in Romania e Bulgaria.

«Bambini e ragazzi pagano un conto altissimo – sottolinea Cristina Pitassi, referente dei Centri di Ascolto della Diocesi –. Il lavoro povero, il lavoro precario porta tante famiglie, spesso parliamo anche di donne sole con i loro bambini, a spostarsi di città in città per inseguire un’occupazione, spesso anche con soluzioni abitative di fortuna, appoggiandosi magari, nel migliore dei casi, a conoscenti che mettono a disposizione una stanza. In questa condizione di povertà e “nomadismo” per i bambini è praticamente impossibile tessere relazioni, socializzare, ma anche avere un percorso scolastico solido».

Lavoro povero

I dati riguardanti il lavoro povero sono significativi, se il report di Caritas italiana evidenzia che il 23% delle persone che si sono rivolte ai Centri di ascolto ha un’occupazione, numeri simili si rilevano anche in Diocesi. I Cda infatti rilevano una presenza non trascurabile di persone che chiedono aiuto pur in presenza di un impiego, complessivamente lavora il 17% delle persone, di cui il 16% degli stranieri e quasi il 20% degli italiani.

Provando a scomporre il dato per Centro, emerge una netta differenza nell’incidenza degli occupati tra i CdA cittadini e territoriali. In città l’incidenza è del 10%, su cui influiscono in modo considerevole i profili di coloro che accedono alla mensa. Spostando l’attenzione sul contesto territoriale, si nota invece come a lavorare sia quasi il 40% (38% del totale), il 26% degli italiani e il 51% degli stranieri. Provando infine a escludere dal computo la mensa diocesana, il 28% risulta occupato, quasi una persona su tre.

Fili d’erba tra le crepe. Risposte di speranza

Il report di Caritas italiana è stato quest’anno intitolato «Fili d’erba tra le crepe. Risposte di speranza», un invito a guardare alle buone pratiche realizzate sul territorio in particolare dalle Caritas. Mantenendo lo sguardo sull’area dei minori e dei giovani, a Udine, lo «Spazio Giovani» (voluto in via Rivis dalla Caritas diocesana) è, ad esempio, un punto di riferimento per gli adolescenti, si tratta infatti di un luogo in cui – in un contesto di grandissima libertà – si può studiare, leggere un libro, incontrare e condividere il tempo con altri ragazze e ragazzi, addirittura fruire di un’attrezzatissima sala di registrazione. Si può inoltre prendere parte ai diversi corsi che vengono proposti durante l’anno. Non solo, c’è la possibilità di essere ascoltati: è infatti sempre presente un’équipe di educatori ed educatrici che in un contesto informale accompagna i ragazzi, sostenendoli nell’affrontare anche momenti particolarmente complessi della loro vita, magari dovuti a fragilità familiari.

Sempre a Udine, un’esperienza importantissima è quella dell’«Oratorio aperto» della Parrocchia del Carmine, in Borgo Stazione: uno spazio laico (in quanto aperto a tutti e senza etichette di appartenenza religiosa) e multietnico di aggregazione giovanile dove si possono fare attività ludico-sportive, musicali, culturali in libertà, auto-organizzandosi o facendosi aiutare dalle persone responsabili e dagli animatori. La “comunità educante” di Oratorio Aperto è una presenza discreta di adulti e giovani che incontra i bimbi e ragazzi per mezzo del gioco, della musica, della cultura, e cerca da subito di instaurare un rapporto personale di conoscenza profonda per capire le esigenze, del ragazzo e cercare di accompagnarlo nella crescita.

A questo link una sintesi commentata dei dati raccolti dai Centri di Ascolto della Diocesi, l’elaborazione è a cura dell’Osservatorio sulle povertà e risorse della Caritas diocesana di Udine.

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